Perché le emozioni ci spaventano così tanto?
Per affrontare questo argomento vorrei riportare alla vostra memoria un film del 2015 della Disney Pixar molto carino che ha saputo mettere in luce come spesso le persone tendano a non voler ascoltare le proprie emozioni o perché ne hanno paura, o perché pensano che possano far soffrire persone a loro vicine.
Il film si intitola Inside out e la protagonista è una ragazzina che è costretta a lasciare tutti i suoi amici e le sue abitudini per trasferirsi in un’altra città in seguito a un cambiamento lavorativo del padre.
Il film riesce bene a mettere in evidenza, grazie all’utilizzo di cinque animazioni rappresentanti diverse emozioni, la tristezza, la rabbia, il disgusto, la paura e la gioia, come la ragazzina tenda a voler soffocare le sue emozioni, i suoi dispiaceri e la sua sofferenza per mostrarsi forte e per paura di dispiacere i suoi genitori. Il tentativo della protagonista di soffocare emozioni come la tristezza, la rabbia e la paura provoca una serie di situazioni a catena sempre più critiche e difficili da affrontare. Alla fine è solo nel momento in cui la ragazzina si concede di provare la tristezza e quindi di esprimere senza maschere ciò che prova, che riesce a trovare una comunicazione con i genitori, a superare il momento difficile ed ad aprirsi a nuove esperienze.
Le emozioni di per sé non sono né positive né negative, siamo noi che tendiamo ad associare un’accezione positiva o negativa in base alle nostre reazioni ad esse. La società ci porta a considerare inadeguato esprimere sensazioni ed emozioni come la paura, la tristezza, l’insicurezza. I modelli che ci propongono sono di perfezione, di controllo e di invulnerabilità. Fin da quando siamo piccoli ci inculcano frasi come: “non si piange, come sei brutto quando ti arrabbi, non devi essere triste”. I “capricci” o meglio l’unico mezzo di comunicazione che hanno i neonati, spesso vengono colpevolizzati e giudicati senza invece cercare di capire cosa realmente si cela dietro di essi, cosa realmente il bambino sta cercando di dirci. Questi comportamenti involontariamente possono portare ad inibire sempre di più l’espressione delle proprie emozioni, in particolar molto quelle percepite e giudicate negativamente o peggio a non insegnare al bambino a riconoscerle e quindi a diventare poi un adulto consapevole del proprio mondo emotivo ed in grado di esprimerlo adeguatamente.
È fondamentale fin dai primi anni di vita abituare il bambino a riconoscere ed esprimere i propri stati emotivi senza giudicarli o colpevolizzarli per renderlo in grado attraverso l’aiuto dell’adulto di metabolizzarli e non averne paura. Se questo processo non avviene in modo naturale nell’età adulti possiamo trovarci ad affrontare difficoltà relazionali, o peggio provare attacchi d’ansia o di panico o a somatizzare.
Un percorso di psicoterapia può aiutare ad imparare a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni diventandone più consapevoli e non reprimendole per paure o insicurezze, attuando una vera e propria alfabetizzazione emotiva.
È importante diventare consapevoli delle nostre fragilità, perché è solo attraverso la consapevolezza che possiamo affrontarle, superarle e dare loro senso; mentre se continuiamo a far finta di non vederle, cerchiamo di scacciarle o le neghiamo queste non faranno altro che aumentare, condizionarci e ridurre la nostra qualità di vita.
Dr.ssa Simona Veroni
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