È arrivato Settembre, un mese carico di impegni, aspettative e buoni propositi.
Ma, se la temperatura del mattino presto, che accompagna i bambini a scuola, ci sembra piacevolmente più mite, quella della frenesia che caratterizza i genitori è ben più alta.
Eh già… tutto riprende!! La scuola, lo sport, i compiti, le attività del weekend…
dunque le famiglie si trovano sempre più ingarbugliate in matasse di pensieri e preoccupazioni relative anche alla scuola, che in questo mese, comincia frettolosamente di nuovo.
La scuola è un’istituzione importante nella quotidianità dei nostri figli, dall’età pre-scolare fino all’adolescenza, poiché occupa la maggior parte del loro tempo ed è il luogo di moltissime prove della crescita.
Per i bambini più fragili l’ambiente scolastico può diventare estremamente stressante e fonte di molte paure. A scuola infatti i bambini si interfacciano con una realtà “tra pari”, nel tentativo, si spera graduale, di raggiungere una sempre maggiore autonomia relazionale e nello studio. Seppur in modo diverso, in base all’età del bambino, tali attività possono risultare molto faticose e gli obiettivi apparentemente impossibili da raggiungere.
A livello didattico si può parlare di verifiche, interrogazioni, esami, mentre sul piano relazionale si osserva la relazione tra pari, il grado di popolarità e accettazione nel gruppo, piuttosto che, in situazioni più difficili, condizioni di bullismo e rifiuto sociale.
Quando un bambino si sente incapace di fronteggiare queste prove, vive emozioni negative e può attivare differenti meccanismi di difesa, in particolare l’evitamento di ciò che sembra insuperabile.
Questa condizione sintomatica impedisce al bambino ti trovare la sicurezza necessaria per mettersi in gioco, scegliendo invece di battere in ritirata, ad esempio rifiutandosi di uscire di casa al mattino o manifestando disagi dalla sera precedente. Quando ci troviamo in tali situazioni possiamo parlare di Fobia scolare.
I sintomi secondari a tale condizione possono essere sia di tipo psicosomatico (mal di pancia, mal di testa) sia relativi alla qualità del sonno (disturbi del sonno, pavor nocturnus), mentre nei casi più gravi possiamo incontrare stili di funzionamento paranoidi, in questi casi i bambini si sentono così in pericolo da immaginare conseguenze terribili e contesti persecutori.
Talvolta accade che i sintomi secondari siano totalmente assenti durante i mesi estivi e ritornino potenti al suono della campanella.
Al netto delle differenze individuali, condizionate anche da differenti competenze didattiche dei docenti e di storia clinico - familiare del paziente, questo disturbo riguarda la sfera del disturbo d’ansia.
Il bambino con queste caratteristiche necessita di continue sollecitazioni e gratificazioni poiché la sua personalità in formazione non è sostenuta da un’autostima sufficientemente solida. Quando i presupposti di supporto e rinforzo ambientali non sono riconoscibili dal paziente, questo si sente sopraffatto e in preda all’angoscia di fallimento, dunque scappa da ciò che gli fa paura (fobia): l’ambiente scolastico.
“Avrò studiato abbastanza? Certo che no!”
“La Prof. interrogherà sicuramente me e farò scena muta, vado sempre in tilt davanti a tutti”
“Le mie compagne mi evitano, non sono abbastanza bella, apprezzabile e interessante per loro”
Questi possono essere alcuni dei pensieri “fra sé e sé” dei nostri ragazzi di fronte alle loro sfide di crescita.
Anche gli adulti si trovano di fronte a questo tanto indesiderato Settembre che arriva con il suo zaino pieno di obiettivi da raggiungere. Tuttavia gli adulti dovrebbero (tendenzialmente) aver strutturato un Sé sufficientemente solido per aprire questo zaino e maneggiare, un po’ per volta, gli oggetti che contiene, tollerando anche di rimandarne qualcuno ad ottobre e novembre. I piccoli invece si trovano in una fase di crescita in cui devono potersi sperimentare competenti e capaci, con la flessibilità necessaria per vivere la loro vita fatta di gioco e di studio.
I sintomi della Fobia Scolare sono estremamente variabili, dunque gli occhi dei genitori dovrebbero poter osservare con attenzione le difficoltà specifiche dei loro figli e, in caso di necessità, chiedere aiuto ad uno specialista dell’età evolutiva.
Se non affrontati, tali sintomi possono divenire cronici, esitando nell’ abbandono scolastico, oppure rappresentare la punta dell’iceberg di disturbi di personalità più gravi dei disturbi dell’umore, come ad esempio il disturbo narcisistico di personalità.
Un percorso di consultazione psicologica può aiutare i genitori a mettere a fuoco lo stato di sofferenza del proprio figlio, supportandone la genitorialità: mattone fondamentale per la costruzione del benessere dei bambini.
Dr.ssa Silvia De Salvo
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